Michele Minolli

Biografia professionale

Michele Minolli, nel 1985, è tra i fondatori della SIPRe, la Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione, società che aderisce all’International Federation of Psychoanalytic Societies (IFPS), nonché, nel 1990, della rivista trimestrale Ricerca Psicoanalitica, oggi edita da Franco Angeli, e membro del Council of Editors of Psychoanalytic Journals.

Dal 1990 al 2007 è stato Presidente della SIPRe e dal 1998 al 2009 Direttore di Ricerca Psicoanalitica.

Inoltre, dal 2001 al 2007 è stato Direttore dell’Istituto di Milano della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della SIPRe, riconosciuta con D.M. 29/01/2001, dove insegna Teoria di Psicoanalisi della Relazione, Metodologia della Psicoterapia e Tecnica psicoanalitica.

Ha insegnato in scuole di Psicoterapia sin dal 1981, occupandosi di diverse discipline, tra cui Psicologia Dinamica, Teoria della Tecnica Psicoanalitica, Teoria di Psicoanalisi della Relazione e Metodologia Psicoanalitica.

A lui si deve l’ispirazione e la determinazione per la costituzione e lo sviluppo delle Aree della SIPRe dedicate all’intervento specialistico con la coppia, il bambino, la famiglia e il gruppo; a partire dal 2003 queste Aree hanno organizzato oltre una decina di Master e Corsi di Post-Specializzazione per psicoterapeuti.

Nello specifico dell’intervento psicoanalitico di coppia, ha organizzato e condotto cinque edizioni di Corsi di Post-Specializzazione coinvolgendo qualche decina di esperti nel campo nel panorama italiano e internazionale in un progetto di formazione cui si è iscritto  oltre un centinaio di colleghi. Nel 2004 ha costituito l’Area Coppia e nel 2009 ha sostenuto la costituzione dell’Area Progetto Coppia, dove afferiscono i colleghi specializzati nell’intervento di coppia. Progetto Coppia vuole essere un laboratorio di ricerca e approfondimento teorico e clinico per la messa a punto di un modello di intervento originale che si è sviluppato e perfezionato durante quest’ultimo decennio.

E’ membro dell’International Association of Couple and Family Psychoanalysis ( IACFP).


Pubblicazioni principali

Minolli M.

– (1993) Studi di psicoterapia psicoanalitica, CDP, Genova.

– (1996) La psicoanalisi della relazione, Ricerca Psicoanalitica, VII, 1-2: 117-133.

– (1997) Cambiamento sintomale e cambiamento strutturale, Ricerca Psicoanalitica, VIII, 2: 119-142.

– (1998) Commento a “L’interpretazione relazionale del sogno” di M. Ermann Ricerca Psicoanalitica, IX, 2: 157-169.

– (2000) “Terzo” e autocoscienza, Ricerca Psicoanalitica, XI, 3: 227-246.

– (2003) Die identität des analytikers, Forum der Pychoanalyse, 19, 4: 368-371.

– (2004a) Per un Io-soggetto fatto di legami, Ricerca Psicoanalitica, XV, 3 : 317-329.

– (2004b) Identity and relational Psychoanalysis, International Forum of Psychoanalysis, 4: 237-245.

– (2005) Psicoanalisi della Relazione di coppia, Ricerca Psicoanalitica, XVI, 2: 219-242.

– (2006) Psychanalyse de la relation de couple, Dialogue, 172: 89-112.

– (2007) La presenza a se stessi come ricerca della realtà e cardine della cura, Ricerca  Psicoanalitica, XVIII, 2:187-202.

– (2009) Presentazione, Ricerca psicoanalitica, XX, 2: 166-168.

(2009) Psicoanalisi della Relazione, Franco Angeli, Milano.

 

Minolli M., Tricoli M. L.

– (2002) The analyst’s partiicpation in the process International Forum of Psychoanalysis, n.11, pp. 279-285.

– (2004) Solving the problem of duality: the Third and Self-consciousness, Psychoanalytic     Quarterly, LXXIII, 137-166.

 

Minolli M., Coin R.

– (2006), Per una Psicoanalisi della Relazione, Psicoterapia e Scienze umane, XL, 3: 641-652.

– (2007), Amarsi, amando. Per una psicoanalisi della relazione di coppia, Borla, Roma.


Il pensiero

Dall’Io-soggetto alla coppia

Nei lavori più recenti, la ricerca e l’approfondimento clinico-teorico di Michele Minolli si focalizzano su:

– un’epistemologia della complessità dove non è il mondo a essere complesso, ma le possibilità e i limiti della nostra conoscenza;

– un Io-soggetto fondato sulla Teoria dei sistemi complessi che non sia riduzionista, ma colto nel suo formarsi (Infant research) e nel suo agire (interazionismo);

– una relazione intesa come interazione, poiché l’interagire e il meta-interagire conducono alla conoscenza del mondo, dell’altro e di sé;

– un cambiamento che non sia un adeguamento a un modello di “normalità” perché genererebbe violenza.

–  L’Io-soggetto adotta sempre ciò che è funzionale alla sua coerenza e una sofferenza non come mancanza o costrizione, ma come esperienza legata al passaggio da uno stato di coerenza ad un altro.

 

L’Io-soggetto è, evidentemente, un elemento cardine della teoria di Minolli, che è andato così a definire in una recente tavola rotonda con Morris Eagle:

«Possiamo però pensare che l’essere umano non sia solo “mente” o “apparato”. Non ho niente contro la “mente” umana e capisco bene che “mente” è usato semplicemente per “essere umano”, ma credo che sia più consono oggi parlare di Io-soggetto, se non altro per non cadere nel riduzionismo vecchio stampo e per non dare alla “mente” un posto privilegiato ed unico nel funzionamento umano. L’Io-soggetto ha da essere pensato come:

  • Uno. Esiste in tutti noi l’esigenza di un modello che renda possibile coniugare alla radice la diversità con l’unità, le parti con il tutto, così da rispettare l’insieme in quanto tale. Se così non fosse, cadremmo o nell’assolutizzazione di una parte o nella parcellizzazione dell’insieme.
  • Composto da più parti in stretto rapporto tra di loro. Le varie componenti o le diverse funzioni umane vanno colte nella loro interazione e interdipendenza. E questo sia sul versante epigenetico che su quello fenomenico. Un modello che colga soltanto l’aspetto dell’unitarietà e non aiuti a capire il funzionamento attivo tra le sue parti può difficilmente essere adeguato.
  • Infine, non solo leggibile in funzione dei suoi rapporti intrapsichici, ma anche di quelli interpsichici. Non avrebbe molto senso occuparsi di un Io-soggetto in quanto tale e quindi estraniato dalla realtà interattiva nella quale è giocoforza inserito. E questo non tanto in un’ottica unidirezionale e interattiva, seppur reciproca con il mondo esterno, quanto rispetto alle incidenze e alle modalità di incidenza retroattivo circolare con l’oggetto esterno.». (M. Minolli, “Dalla psicoanalisi classica a quella contemporanea”, 2012)

 

Adottare il punto di vista dell’Io-soggetto significa mettere al centro il divenire dell’Io-soggetto e considerare come esso è divenuto e diviene nel suo interagire con l’altro polo dell’inter-azione. Che l’altro polo sia geografico, culturale, sociale, economico, religioso o l’altro inteso come un’altra persona, sempre si presenta come duale per l’Io-soggetto.

La legge che regge l’inter-azione è la coerenza dell’Io-soggetto. E’ la coerenza che obbliga al passaggio dai contenuti desideranti o ambientali alla loro funzionalità per l’Io-soggetto: dai contenuti si passa alla funzionalità che l’esterno ha per l’Io-soggetto. Non è quindi concettualizzabile una motivazione incentrata su desideri, cioè su contenuti, ma solo e unicamente una motivazione determinata dalla coerenza.

L’Io-soggetto va quindi pensato in continuo divenire: ogni Io-soggetto, in ogni momento dato, è quello che è per come è; ma quello che è, diviene momento per momento attraverso l’altro che viene colto come perturbazione alla propria coerenza.

 

L’applicazione di questa visione epistemica e teorica alla coppia e al suo divenire permette di leggerla in modo concreto visto che la coppia sono due Io-soggetto che si sono messi assieme per amore.

L’osservazione della coppia vista come relazione duale avviene innanzitutto nella sua interazione reale ed attuale (nell’hic et nunc della seduta). Come esseri umani ci strutturiamo continuamente nell’interazione attuale con l’altro e ciò nella coppia è ancora più facilmente osservabile nell’interazione amorosa e sessuale, nel continuo scambio profondo, conscio e inconscio, esplicito ed implicito, in cui ognuno dei due può riscoprire sé nell’altro, o nuove attuazioni di sé con l’altro: con tutte le paure e le ansie del caso.

Non è ognuno dei due partner che cresce in modo autonomo: è l’interazione con l’altro che fa crescere e divenire ciascuno. Al contempo, l’interazione non è funzione della coppia, ma del divenire dell’Io-soggetto dei due partner.